La D.O.C. Arcole

La storia

La Doc Arcole è sorta nel 2000 per raccogliere un grande patrimonio di storia e di viticoltura e per qualificare ulteriormente un importante territorio di grande tradizione tra le province di Vicenza e Verona.

La zona di produzione interessa una superficie vitata di circa 3.500 ettari, di cui circa mille in provincia di Vicenza. ed è sostenuta dall'attività di circa 1.500 imprese viticole, che fanno di quest'area una delle zone più interessanti per delineare nuovi profili produttivi nell'ambito delle produzioni enologiche del Veneto.

Al di là di alcuni tratti collinari, il rilievo Motta a San Bonifacio e le propaggini occidentali dei Monti Berici, il territorio della Doc Arcole è perlopiù pianeggiante: complici i numerosi fenomeni alluvionali dell'Adige, la caratteristica peculiare del suolo è quindi determinata dalla presenza di un'alta percentuale di sabbia.

Queste caratteristiche, unite alle favorevoli condizioni microclimatiche della zona (clima continentale con estati molto calde e inverni freddi e nebbiosi), ha da sempre favorito la coltivazione della vite.

Da un punto di vista antropico si tratta di aree popolate dagli agricoltori neolitici sin dal V millennio a.C. Nel 589 d.C., con la famosa "Rotta di Cucca", l'Adige uscì dal suo alveo e le sue acque portarono lontano il terreno argilloso, mentre la sabbia andò a depositarsi nelle immediate adiacenze. Da questi territori, tra XVII e XVIII secolo, partivano, via Adige, a bordo di chiatte, rifornimenti di vino e riso verso tutti i territori della Serenissima. I vitigni internazionali, quali i Cabernets e il Merlot, sono giunti in queste zone a seguito delle campagne di Napoleone, che proprio ad Arcole riportò una storica vittoria contro gli austriaci sul finire del 1700.

Numerosissime sono poi in quest'area le testimonianze legate alla diffusione della vite tra '700 e '800, ma è a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso che la coltura della vite si è fatta più intensiva, in alcuni areali, soprattutto con l'impianto di vigneti dell'autoctona Garganega.

Il riconoscimento Doc

Il recente riconoscimento della Doc rappresenta oggi per tutta la zona una grande opportunità di crescita e di valorizzazione; a seguito degli incentivi comunitari ad abbandonare la viticoltura l'area aveva subito negli ultimi decenni un progressivo ridimensionamento delle superfici vitate, ma i produttori che hanno continuato a investire in questo settore hanno già nel frattempo contribuito a delineare il nuovo profilo del vigneto ideale per questa zona.

Le esigenze più immediate sono dunque quelle di accelerare il rinnovamento dei vigneti sulla base di quanto proposto dal disciplinare per adeguare gli impianti a una viticoltura moderna e di qualità. Le mutate tendenze del mercato richiedono, infatti, una diversificazione viticola tendente a ottenere piante più equilibrate e sistemi di allevamento meccanizzabili.

Vista la continua flessione dei vini da tavola e l'evoluzione molto decisa dei consumi enologici dobbiamo progettare sin dal vigneto vini ben caratterizzati. Nel colore, che dovrà essere più intenso che in passato: più carichi i bianchi, quasi dorati; fino al rubino molto scuro i rossi. Nel profumo, che dovrà risultare deciso, ampio, fragrante di frutta e fiori. E infine nel gusto, necessariamente pieno, rotondo, morbido, armonico, di buona gradazione e con acidità contenuta e con tannini di grande morbidezza.

Con la Doc abbiamo la possibilità di poter qualificare i vini sia legando il nome del vitigno alla denominazione geografica, che limitandoci al solo utilizzo dell'indicazione geografica: sono entrambe grandi opportunità di identificazione territoriale e valorizzazione qualitativa.

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